Nell’epoca della “comunicazione globale” e della inutile verbosità le pacate riflessioni dello storico greco del primo secolo ci fanno riscoprire il valore della parola e del silenzio.
Indicazioni chiare ed essenziali che invitano alla sincerità e alla concisione, al rispetto, all’ascolto, smascherando i falsi amici e gli ipocriti adulatori.
Tra aneddoti divertenti e colti riferimenti letterari, riscopriamo l’arte di intessere e coltivare relazioni che arricchiscono reciprocamente, riportando le persone alla loro dimensione più umana.
Quello che Plutarco ci offre è un vero e proprio manuale di comunicazione, attuale ed efficace, lontano dal modello del “come si fa a … “.
Da non perdere.
INDICE
Introduzione
Nota biografica
Il controllo della parola
La capacità di ascoltare
Smascherare la falsità
L’uso della schiettezza
Gestire l’ostilità
La serena competizione
Chi è Plutarco – Note biografiche
Tra gli scrittori greci vissuti nell’età imperiale romana Plutarco è sicuramente il più noto: la sua produzione, ricca di citazioni e riferimenti alla civiltà greca, ne sembra quasi una sintesi e una celebrazione.
Egli fu un cittadino dell’Impero romano e con la storia e la cultura latine si confrontò direttamente e positivamente: a Roma si recò più volte a partire dal 13 d.C., dopo aver visitato da giovane la Grecia, l’Egitto e forse l’Asia minore, ed ebbe importanti contatti con il ceto politico imperiale, sia negli anni di Domiziano sia in quelli di Traiano, per conto del quale svolse anche incarichi pubblici importanti.
Al generale e politico Quinto Sosio Senecione, attivo collaboratore di entrambi gli imperatori, Plutarco dedicò il suo scritto più celebre, le Vite parallele. L’opera consiste di cinquanta biografie di uomini “illustri”, da Romolo ad Alessandro Magno a Cesare, strutturate in ventitré coppie – un greco e un romano – con un confronto finale e quattro vite singole.
La tradizione ci parla di Plutarco come di un uomo schivo, sobrio, legato alla famiglia, estremamente religioso: a partire dal 96 d.C. fu sacerdote laico del tempio di Apollo a Delfi, luogo sacro della Grecia; non disdegnò peraltro di ricoprire in patria incarichi pubblici, anche non prestigiosi, in linea con l’ideale platonico di un impegno politico attivo da parte dei sapienti. Le sue ampie conoscenze filosofiche emergono negli scritti che, a partire dall’età bizantina, sono stati tramandati sotto il nome complessivo di Moralia.
L’influenza di Plutarco sulla cultura europea, soprattutto quello degli eroici profili contenuti nelle Vite parallele, è stata enorme, da Montaigne a Shakespeare, agli illuministi.
Alfieri vi attinse a piene mani per le tragedie e nella Vita usa il verbo “plutarchizzare” per descrivere la propria passionalità giovanile.
Foscolo, che sembra avervi tratto ispirazione per la figura di Jacopo Ortis, lo definì “divino” e Leopardi ne colse la profonda lezione etica, dichiarandosi suo debitore fin dal titolo delle Operette morali.
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