Quando l'uomo di fede non rinuncia al pensiero critico

Regia di Jean-Jacques Annaud - 1986 - Italia, Germania, Francia - 126 min

Il nome della rosa

13 Aprile 2017 | di Arduino Mancini Coaching - Conflitto e Negoziato - Fare domande - Giallo e Thriller - Pensiero critico

La sceneggiatura del film Il nome della rosa è tratta liberamente dall’omonimo romanzo di Umberto Eco, il quale aveva acconsentito a lasciare il suo nome nei titoli di coda: chiunque veda il film cercando di trovarvi puntuali riferimenti all’opera originale rimarrebbe irrimediabilmente deluso.

Ma veniamo alla storia.

La pellicola è ambientata in un’abbazia benedettina dell’Italia del nord, dove nel 1327 accadevano oscuri omicidi: mani terrene o intervento dell’anticristo, che si vociferava circolasse liberamente nella dimora religiosa?

In occasione di un importante convegno, nel quale francescani, domenicani e delegati papali si sarebbero incontrati per dirimere complesse questioni religiose, arrivò all’abbazia Guglielmo da Baskerville, un francescano un po’ insolito.

Guglielmo, infatti, era un ex inquisitore e teologo affascinato dalla conoscenza, dalla cultura e dalla forza che l’indagine filosofica poteva conferire alla persona capace di condurla con metodo.

Preoccupato della situazione e terrorizzato all’idea che la Santa Inquisizione potesse intervenire e far cessare gli omicidi con processi sommari, l’abate affidò al dotto Guglielmo da Baskerville il compito di indagare e scoprire la ragione degli omicidi: il frate, aiutato dal giovane novizio Adso da Melk che lo accompagnava, cominciò a indagare in un ambiente difficile e diffidente, facendogli comprendere ben presto che l’origine delle morti era da ricercarsi fra i frati che abitavano l’abbazia.

Qui mi fermo con la trama, perché non voglio rivelare dettagli che potrebbero compromettere il tuo piacere nel seguire l’appassionante indagine.

Ora vediamo qualche scena, poi vedremo insieme quali sono gli aspetti che ho trovato più attraenti.

 

Come guardare il film

L’aspetto più interessante del film consiste nell’atteggiamento mentale che Guglielmo da Baskerville tiene nelle sue indagini e, in ultima analisi, nell’indagine filosofica.

Infatti, pur essendo uomo di fede, egli non rinuncia in alcun momento a farsi guidare dai fatti e dalla ragione, cercando sempre una spiegazione terrena agli accadimenti, evitando di immaginare l’intervento divino dove è molto probabile che vi sia solo quello dell’uomo; per questo nel film vediamo Guglielmo affrontare l’indagine analizzando tutte le possibili opzioni, scartare quelle più deboli per adottare come possibile quella che più delle altre appare sostenuta dal pensiero critico.

Alla figura del frate francescano tutto cultura e ragione, si contrappone nel film la figura di Bernardo Guy, religioso della Santa Inquisizione che approfitta del silenzio di Dio per fargli dire ciò che vuole, facendosi suo interprete e torturando le persone per spingerle a confessare anche ciò che non hanno commesso.

La pellicola ci offre anche uno spaccato interessante degli effetti che l’isolamento può generare nelle persone, spingendole a tenere comportamenti che di religioso hanno davvero poco: l’indifferenza verso quanti intorno a loro vivono di stenti, la ricerca di favori sessuali in cambio di cibo, la cieca obbedienza finalizzata a proteggere privilegi e incolumità personale, la disponibilità estrema a mettere da parte parvenza di pensiero che porta a considerare il riso come uno strumento del demonio.

Infine l’amore, quello vissuto nello spazio di qualche ora dal giovane Adso, troppo breve per essere tenuto distinto dall’intensa passione che aveva coinvolto lui e la fanciulla che cercava cibo nell’abbazia, troppo intenso per non lasciare nel novizio un rimpianto che non lo avrebbe più abbandonato, neanche al termine del suo cammino terreno: quello di morire senza conoscere il nome dell’unica donna della sua vita.

Il nome della rosa.

 

Il cast

Sean Connery, F. Murray Abraham, Valentina Vargas, Elya Baskin, Fëdor Fëdorovič Šaljapin, William Hickey

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