“L’insulto” è un film è ambientato nella Beirut di oggi, una città ancora segnata dalla guerra civile conclusasi militarmente nel 1990.
I protagonisti sono Toni, un meccanico che milita nel partito della destra cristiana, e Yasser, un profugo palestinese che lavora come responsabile di cantiere per un’azienda edile.
Un tubo che scarica acqua in strada invece che nella canalina di raccolta diventa il motivo di un diverbio, che si conclude con un insulto sproporzionato: si innesca così una spirale che nessuno dei due contendenti prova a fermare e che esce dall’ambito privato, fino a diventare un caso che divide l’intero paese e che rende evidenti i rancori generati dalle differenti culture politiche e religiose.
Un film potente, magistralmente recitato (è valso a Kamel El Basha la Coppa Volpi per il miglior attore protagonista al Festival del Cinema di Venezia nel 2017), della trama del quale di più non intendo raccontarti.
Ora guarda alcune scene: poi ti dirò su quali aspetti della storia, a mio avviso, è opportuno prestare attenzione.
La sceneggiatura nasce da un’idea del regista Ziad Doueiri e della sua compagna e co-sceneggiatrice Joelle Touma; in un momento di nervosismo l’uomo si lascia andare a un insulto, che diventa l’occasione per andare all’origine di certi comportamenti, quasi mai casuali.
La pellicola ci offre l’occasione di osservare temi diversi e su di essi riflettere. Ecco quelli che più mi hanno colpito:
Un film che non dimenticherai.
Adel Karam, Kamel El Basha, Camille Salameh, Diamand Bou Abboud, Rita Hayek