Il titolo originale del film “L’ultima parola” è “Trumbo“, ed è basato sulla biografia dello sceneggiatore statunitense Dalton Trumbo (scritta da Bruce Alexander Cook), autore di film quali Papillon, Exodus, Spartacus e vincitore di premi Oscar con Vacanze romane e La più grande corrida.
La pellicola ci racconta la storia di un uomo che negli anni quaranta era fra i più pagati sceneggiatori di Hollywood e che vide precipitare la sua vita personale e professionale a causa delle posizioni politiche che aveva assunto.
Trumbo era iscritto al partito comunista e apertamente schierato a favore del sindacato e dei diritti civili; per questo nel 1947 fu chiamato a testimoniare dal Comitato per le Attività Antiamericane.
In quegli anni molti attori e personaggi di primo piano di Hollywood nutrivano o erano sospettati di nutrire simpatie comuniste, per cui furono moltissime le persone chiamate a testimoniare; ma mentre gran parte di loro risposero alle domande della commissione, Dalton Trumbo e altri nove suoi colleghi si rifiutarono, finendo sulla lista nera: a loro nessuno diede più lavoro.
Lo sceneggiatore non si arrese.
Nel 1950 fu condannato a 11 mesi di reclusione solo per aver rifiutato di testimoniare, poiché non fu mai dimostrato che avesse tramato contro il suo paese; egli perse tutte le sue proprietà ma continuò a scrivere sotto pseudonimo, vincendo anche due Oscar, fino a quando le sceneggiatura di Spartacus e il coraggio di Kirk Douglas, protagonista e produttore del film, non gli restituirono la possibilità di firmare le sue sceneggiature.
Ora guarda alcune scene del film; poi ti dirò per quale ragione, a mio avviso, dovresti impiegare 124 minuti del tuo tempo per vederlo.
La pellicola ci consegna il ritratto di un uomo caparbiamente coerente con le sue idee anche a costo di perdere ricchezza e lavoro: una rarità sulla quale il regista si concentra, lasciando in secondo piano gli aspetti più direttamente legati al lavoro di sceneggiatore.
Ecco alcuni documenti dell’epoca che ho trovato su Youtube, inclusa l’intervista in cui Dalton Trumbo rivela di essere lui lo sceneggiatore di Vacanze Romane e il vincitore dell’Oscar; potrai così avere un’idea del clima che si respirava in quel tempo.
Altri aspetti per i quali il film vale il tuo tempo?
Eccone tre:
Ma se dovessi menzionare una sola ragione per la quale considero questo film imperdibile citerei la capacità di Dalton Trumbo di raccontare storie, il suo autentico capitale intellettuale, che l’ottusità della politica e la prigione non hanno saputo distruggere.
Già, perché sconfiggere la conoscenza è impresa sempre piuttosto complicata.
Buona visione!
Bryan Cranston, Diane Lane, Helen Mirren, Louis C.K., Elle Fanning, John Goodman, Michael Stuhlbarg
Mi sovviene un altro film sullo stesso tema, “Il prestanome” di Woody Allen, che ho visto ai tempi del liceo (anni 70). Il bello è che, nei titoli di coda, accanto al nome di ciascun attore o quasi appariva la lista nera e l’anno in cui vi erano stati inseriti. Interessante la rilettura di quegli eventi dopo 70 anni e a 40 dal film di Allen.