Quale ruolo può avere un bambino nell’invecchiamento di una persona?
In quale misura possono l’affetto e lo stimolo intellettuale contribuire a ridurne il decadimento cognitivo?
A queste due domande aiuta a rispondere una pellicola, tratta dal libro di Mitch Cullin dal titolo A Slight Trick of the Mind, che rappresenta un raro esempio di come il titolo italiano possa rendere giustizia al film più del titolo originale (Mr. Holmes).
La storia racconta di Sherlock Holmes, il famoso investigatore privato, che vecchio e malandato vive ormai da 35 anni nel Sussex, in una casa di campagna, accudito da Mrs. Munro, la governante.
I 93 anni pesano per Holmes, soprattutto a causa dell’inesorabile decadimento della memoria che gli impedisce di ricordare particolari che lo aiuterebbero a rispondere a due domande:
Di una cosa l’investigatore è certo: la versione del caso pubblicata da Watson in un libro e poi ripresa da un film non è aderente ai fatti.
Ecco allora che Holmes ingaggia una vera e propria battaglia contro il tempo per rallentare il degrado della sua memoria, cercando di procurarsi alimenti che possono aiutarlo a resistere all’invecchiamento.
Per questo comincia a coltivare miele per procacciarsi pappa reale; poi, non completamente soddisfatto dei risultati, si reca addirittura in Giappone per reperire il fiore di pepe, una bacca largamente impiegata in oriente come spezia e accreditata di benefici effetti sulla memoria.
Ma l’aiuto decisivo all’indagine retrospettiva arriva dal piccolo Roger, il figlio della signora Munro che vive nella sua casa: fra i due si è creato nel tempo un rapporto forte, fatto di affetto e di affinità intellettuale.
Riuscirà l’anziano detective a risolvere il caso?
Non sarò io a svelare il mistero, ma non è questo che davvero importa. Perché?
Beh, guarda qualche scena del film, poi ne parliamo.
La storia non è tanto interessante per il risultato quanto per il percorso.
La pellicola ci mostra un uomo, splendidamente interpretato da Ian McKellen, che lotta contro il tempo per combattere un decadimento intellettuale che gli impedisce di riportare alla memoria i particolari di quell’ultimo caso: un caso che non ricorda di aver risolto e che il suo assistente, il fido Watson, ha raccontato in un libro in modo assai poco credibile.
Il ruolo del piccolo Roger è fondamentale per tutta la vicenda; è lui a stimolare il ricordo, a porre domande alle quali la memoria non riesce a dare risposta, a dare sostegno costante alla ricerca della verità.
Ed è nel corso dell’indagine che Holmes si trova a confrontarsi con la realtà che aveva seppellito: quella di un’arroganza intellettuale che lo portava a sbattere in faccia alle persone lo stato delle cose, senza alcuna empatia e cura della sofferenza che poteva generare, premurandosi soltanto di soddisfare il proprio ego.
Ciò che potrai osservare nel film è un uomo che avrà la forza, alla fine della sua vita, di riconoscere i propri errori e di riconciliarsi con loro, evitando la fuga che 35 anni prima lo aveva portato a ritirarsi in campagna.
Una forza che difficilmente avrebbe trovato senza l’affetto del piccolo Roger.
Da vedere, più di una volta.
Ian McKellen, Laura Linney, Milo Parker, Hattie Morahan, Hiroyuki Sanada, Patrick Kennedy, Roger Allam