“The magic of Belle Isle” racconta la storia di Monte Wildhorn, un vecchio scrittore alcolizzato e relegato su una sedia a rotelle, che si trasferisce temporaneamente a Belle Isle, una cittadina di villeggiatura.
Ad accompagnare il vecchio Monte in città è il nipote Henry, che gli ha trovato una casa nella quale trascorrere qualche settimana in tranquillità e al tempo stesso occuparsi di Ringo, il suo cane, durante la sua assenza per un viaggio.
Dopo qualche giorno, durante i quali lo scrittore fa del suo meglio per far conoscere al vicinato i lati peggiori del suo carattere, egli incontra Willow, la terza delle tre figlie di Charlotte, la donna che abita la casa più vicina alla sua: un incontro che significherà molto nella vita di entrambi.
Monte comincia a frequentare le ragazze e Charlotte e pian piano il rapporto fra loro prende consistenza, cresce la fiducia fino al punto da spingere i protagonisti a mettere in comune aspetti anche molto dolorosi del passato: e del presente.
Di più non voglio dirti della storia, davvero tenera e coinvolgente; ma c’è una cosa non posso tenere per me: a sorprenderti, nel film, saranno aspetti del tutto inattesi.
Quali?
Ora guarda il trailer, poi ti dirò qualcosa di più.
“The magic of Belle Isle” è la storia tenera e delicata del rapporto fra una persona difficile e infelice, una famiglia e la comunità nella quale si trova a vivere temporaneamente; questo, con la magistrale interpretazione di Morgan Freeman e delle altre protagoniste, sarebbe sufficiente a giustificare il prezzo del biglietto.
Tuttavia, c’è un aspetto trascurato dalla critica che può interessare quanti, nelle organizzazioni, sono coinvolti nei processi di innovazione oppure si trovano a dare soluzione a situazioni problematiche.
La sceneggiatura è focalizzata su tre aspetti: la scrittura, l’invenzione di nuove storie, l’immaginazione.
I personaggi, soprattutto Monte e Willow, si confrontano spesso su questi temi e Monte offre allo spettatore un interessante modello di coaching sui tre cardini del film: il significato della scrittura, il trasferimento di tecniche di costruzione di nuove storie e, soprattutto, una approccio al pensiero capacie di condurci a immaginare ciò di cui non conosciamo l’esistenza.
Insomma, un bellissimo film e un corso di creatività che abbraccia diversi campi.
Da non perdere.
Morgan Freeman, Virginia Madsen, Madeline Carroll, Emma Fuhrmann, Nicolette Pierini