Un po’ romanzo un po’ diario autobiografico, il libro ci presenta un affresco contemporaneo della perenne difficoltà di comunicazione fra padri e figli.
I primi, che l’autore definisce “sdraiati”, sono gli adolescenti: egli li descrive come ragazzi che dormono quando il resto del mondo veglia, vivono buona parte della loro vita “allungati” su un divano e impegnati nell’improbabile impresa di guardare la TV, ascoltare l’iPod e comunicare sui social network, fatalmente attratti dal mito dell’aspetto fisico e del consumo come fonte di piacere.
I secondi sono i padri, pervasi dal loro senso di impotenza, incapaci individuare un canale di comunicazione efficace, frustrati dalla mancata partecipazione alla vita dei figli, del tutto convinti che il modello ai quali i figli debbano attenersi è quello che loro hanno sperimentato.
Ne nasce un quadro fatto di conflitti, incomprensioni, ostilità, sensi di colpa, desiderio di vivere insieme esperienze passate (del genitore…), senso di estraneità, difficoltà a guardare il mondo gli uni con gli occhi degli altri.
Un po’ romanzo un po’ diario autobiografico, ho scritto. In effetti, Michele Serra intervalla descrizioni e riflessioni circa il rapporto con il figlio con l’immaginaria guerra che avrà luogo alla metà di questo secolo quando, in un modo dominato dai Vecchi, si costituirà un Fronte di Liberazione Giovanile; il conflitto, crudele e sanguinoso, sarà alla fine vinto dai Giovani.
L’autore ne sintetizza l’essenza nel colloquio fra Brenno Alzheimer, il comandante in capo della Settima Divisione della Quinta Armata dei Vecchi, e il tenente Asio Silver; durante il colloquio il Vecchio Brenno spiegherà al Giovane Asio le ragioni che lo hanno spinto a tradire e a mandare al massacro i suoi soldati, consegnando di fatto ai Giovani la vittoria finale: forse il momento più interessante e coinvolgente del libro.
Prima di trarre le conclusioni, ecco una presentazione del libro da parte di Michele Serra che ho trovato su YouTube.
I ragazzi sono davvero come li descrive Serra? E quanto possiamo riconoscerci nei genitori che egli dipinge?
L’errore che si può commettere è quello di generalizzare, poiché il libro va letto tenendo conto dell’esperienza di padre di un intellettuale borghese di sinistra, come lo stesso autore si definisce; tuttavia, il valore del libro sta proprio nel fatto che difficilmente padri e figli potranno evitare di riconoscersi in almeno uno degli atteggiamenti che Serra descrive.
I giovani potranno cogliere l’occasione per riflettere su atteggiamenti e comportamenti tragicamente diffusi, magari valutandoli nella prospettiva della costruzione della propria vita personale e professionale.
Ai genitori, invece, spetterà il compito più gravoso; essi avranno l’opportunità di riflettere su alcuni punti a mio avviso essenziali:
Insomma, un libro che merita il piccolo investimento che richiede a al quale la quarta di copertina non rende giustizia.
ciao Arduino,
ho letto il libro quest’estate in vacanza e l’ho apprezzato molto.
Ha davvero spunti divertenti e molto realistici, chiaro che non si può generalizzare, ma da cmq una panoramica delle nuove generazioni messe al confronto con la nostra…
a presto