Ho letto il libro di Federico Grom e Guido Martinetti, i fondatori nel 2003 dell’omonima catena di gelaterie che oggi rappresenta un fiore all’occhiello a livello internazionale dell’industria italiana.
Perché ho deciso di recensire questo libro?
Perché l’esperienza di Guido e Federico presenta le peculiarità di una storia italiana di successo: fatica, originalità e sogno.
I due amici sono partiti nel 2003 con l’idea di Federico di fare il gelato più buono al mondo, il gelato come una volta.
In possesso di competenze estremamente diverse (manager Federico, enologo Guido) i due hanno studiato a lungo l’idea e saputo affrontare con caparbietà, senso della realtà e sogno, un’idea che richiedeva ingenti risorse economiche e finanziarie; tema, quello delle risorse, che occupa una parte importante nel libro.
Quello che ho trovato ancora più interessante è il modo di concepire il business:
- la qualità del prodotto prima di tutto;
- essere consapevoli che il successo è legato alla qualità delle persone e che un’impresa ha anche una responsabilità sociale, oltre a quella di remunerare il capitale di rischio;
- l’integrità come valore;
- il sogno come guida e come leva di sviluppo personale e imprenditoriale.
Da qui scelte spesso controcorrente, che farebbero inorridire molti degli amministratori delegati (e i loro direttori del personale) che guidano aziende galleggianti nel grigiore.
Elenco di seguito quelle che, a me, sono parsi evidenti:
- pensare prima alla qualità, poi al conto economico;
- estrema attenzione alla qualità delle persone e alla loro motivazione sul lavoro, fatta sì di denaro ma anche di apprendimento e opportunità di crescita. Guido e Federico dimostrano di aver capito che le persone le puoi retribuire ma non puoi decidere quando e come metteranno a disposizione dell’azienda anche la testa oltre alle braccia;
- un modo nuovo di concepire le relazioni industriali. Chiamare il sindacato e invitarli a rivedere in senso migliorativo il contratto nazionale di lavoro, perché a loro parere inadeguato a recepire una strategia di gestione delle persone aderente alle esigenze del business ha dell’inimmaginabile per la stragrande maggioranza dei manager di impresa;
- no alle scorciatoie, specie quando si chiamano mazzette o corruzione in genere;
- estrema attenzione a quello che le esperienze altrui possano insegnare, ben lontani dal pensare che la loro gestione sia la migliore solo perché da loro nata e vissuta. Insomma, i due amici sono riusciti a tenersi lontano dalla sindrome di Procuste;
- non dimenticare mai da dove si è partiti.
Per concludere, Guido e Federico ci insegnano dove può portare un’amicizia che nel libro porta i segni, non sempre espliciti, del valore cresciuto con cura e attenzione.