Un giorno mi sono imbattuto su Facebook in un autore che auspicava la chiusura delle biblioteche, responsabili a suo avviso delle non esaltanti vendite di libri in Italia: già, se non ci fossero le biblioteche le persone sarebbero costrette a comprare libri, perché non potrebbero più leggerli gratuitamente.
Un ragionamento elementare, direi semplicistico, fatto da una persona che probabilmente cercava responsabilità diverse dalle proprie per le vendite non entusiasmanti del suo libro; un ragionamento che, tuttavia, ha avuto il pregio di stimolare alcune domande, per la quale non avevo, fino a qualche tempo fa, una risposta chiara:
Le risposte sono arrivate quando ho ricevuto in dono il libro di Antonella Agnoli, professionista con una lunga esperienza come consulente di amministrazioni pubbliche locali e membro del Consiglio di amministrazione dell’Istituzione Biblioteche di Bologna, che mi ha aiutato a ripensare alla mia esperienza di poco assiduo frequentatore delle biblioteche pubbliche e a rispondere alle domande che mi ponevo.
L’opera fornisce una panoramica ampia e documentata, anche a livello internazionale, sul tema, fornendo al lettore informazioni dettagliate per le quali le biblioteche sono luoghi poco frequentati. Ecco le principali:
Se queste sono le aree di miglioramento, come devono essere le biblioteche?
Quali le caratteristiche che debbono avere?
Che cosa debbono rappresentare per la popolazione?
Prima di rispondere guarda alcuni video, nei quali è la stessa autrice a spiegare il suo pensiero.
Le biblioteche, secondo Antonella Agnoli, devono essere riprogettate seguendo un modello completamente diverso da quello attuale e diventare un luogo nel quale le persone possano incontrarsi, scambiare idee e stabilire relazioni che favoriscano sempre più quell’integrazione culturale della quale la moderna società multietnica ha un bisogno vitale.
In sostanza, le biblioteche devono trasformarsi in vere e proprie “piazze del sapere”, sottraendosi alla minaccia della rete e dell’informazione sempre più disponibile, per diventare luoghi di condivisione della conoscenza da parte di individui, gruppi e associazioni.
In un paese, come l’Italia, che diventa sempre più ignorante e che sembra sempre più in balìa dalla cultura della mediocrità, la biblioteca pubblica può diventare cruciale nel recupero di un ruolo nell’economia della conoscenza ed essenziale per un progetto di rinascita.
Solo parole, oppure possiamo fare riferimento a situazioni concrete, cioè biblioteche nelle quali la trasformazione in “piazza del sapere” è un processo in atto?
Ho presentato un libro alla Biblioteca San Rocco, a Monza, e ho capito che cosa significa realizzare la trasformazione della biblioteca in un luogo di integrazione culturale, in un punto di riferimento per i ragazzi, per le loro famiglie e per il quartiere.
Vuoi saperne di più? Vai al profilo Facebook della Biblioteca San Rocco e guarda con i tuoi occhi: le immagini diranno più delle mie parole.
INDICE
Prefazione
Introduzione
Parte prima – La biblioteca e la città
1. Gli ultimi 30 anni: un bilancio
1.1 Il tentativo di modernizzazione
1.2 Lettura: un’abitudine di minoranza
1.3 Le indagini sui non frequentatori
1.4 Le barriere simboliche
1.5 L’impatto delle nuove tecnologie
1.6 Il catalogo
1.7 L’individualismo di massa
2. Il contesto in cui dovremo operare: 2010-2030
2.1 L’invecchiamento del paese
2.2 La crisi della scuola
2.3 L’economia della conoscenza
3. Piazze, panchine, biblioteche
3.1 Spazi pubblici: alcuni requisiti
3.2 Neutralità, eguaglianza, conversazione
Parte seconda – Il Dio delle piccole cose
4. Del costruire una reputazione a Londra come a Pesaro
4.1 Gli Idea Store a Londra
4.2 Il San Giovanni a Pesaro
5. Dell’imparare dai supermercati
6. Del sopprimere i cartelli
7. Del vendere taluni arredi ingombranti
8. Del trovare un sito opportuno
9. Del trovare la sedia giusta
10. Del rendere flessibile il bibliotecario
10.1 Gli orari
10.2 L’invecchiamento della professione
10.3 La scienza del bibliotecario e l’arte del battiloro
10.4 Il bibliotecario come “personal trainer”
11. Del leggere Munari a Scampia
Conclusioni
17 punti da non dimenticare
Appendice
Riferimenti bibliografici
Ringraziamenti