Come Freud aveva previsto, Totem e tabù fu accolto al suo apparire (1913) da aspre polemiche. Le critiche erano in parte fondate; tuttavia, rilevando l’improbabilità dell’ipotesi conclusiva (il parricidio che avrebbe generato il totem, sacro e odiato, e l’universale tabù dell’incesto), tendevano a negare validità scientifica a tutta l’opera.
Il saggio è, in realtà, assai di più di questa ipotesi, dedicato com’è, quasi interamente, alle «concordanze nella vita psichica dei selvaggi e dei nevrotici»: è un’analisi acuta e sistematica che Freud condusse sul cospicuo materiale antropologico allora disponibile, giungendo a una serie di osservazioni che hanno esercitato un effetto sconvolgente sull’etnologia moderna.
Va aggiunto che oggi persino l’ipotesi «non scientifica» del parricidio primordiale ha acquistato un significato profondo. «Si è detto e ridetto ciò che rende Totem e tabù inaccettabile,» ha scritto Lévi-Strauss, «ma come tutti i miti… traduce sotto forma di simbolo un sogno antico e duraturo,» che non è la commemorazione di un evento, «ma qualcosa di più: l’espressione permanente di un desiderio di disordine, o piuttosto di contrordine».
Totem e tabù, cioè, può apparire una sorta di «romanzo, ma in un certo senso più vero di quanto non lo sarebbe un fatto storico» (M. Robert).
Sigmund Freud (1856-1939), medico e scienziato austriaco fondatore della psicoanalisi, è probabilmente il più grande psicologo di tutti i tempi.
Della sua vasta opera ricordo: Interpretazione dei sogni (1899), Tre saggi sulla teoria (1905), Al di là del principio del piacere (1920), L’Io e l’Es (1923), Inibizione, sintomo e angoscia (1925).
INDICE
Prefazione
L’orrore dell’incesto
Il tabù e l’ambivalenza emotiva
Animismo, magia e onnipotenza del pensiero
Il ritorno del totemismo nell’infanzia
Indice analitico